SINDACATO ITALIANO AUTONOMO MILITARE ORGANIZZATO
AL MINISTRO DELLA DIFESA On. GUIDO CROSETTO, SULLA POSSIBILE ISTIGAZIONE AL SUICIDIO VISSUTA  DAL M.LLO CARLO CHIARIGLIONE PRESIDENTE DI ASSOMILITARI

AL MINISTRO DELLA DIFESA On. GUIDO CROSETTO, SULLA POSSIBILE ISTIGAZIONE AL SUICIDIO VISSUTA DAL M.LLO CARLO CHIARIGLIONE PRESIDENTE DI ASSOMILITARI

Le sottoscritte sigle sindacali militari, apprendono dagli organi di stampa della recente sentenza N. 00839/2022 REG.PROV.COLL. – N. 00062/2022 REG.RIC emessa in data 10.10.2022 dal T.A.R. del Piemonte, con la quale viene reintegrato in servizio il M.llo Carlo Chiariglione, Presidente di Assomilitari.

A fronte di ciò, facendo seguito al precedente Comunicato Stampa del 03.06.2022, inoltrato al Presidente della Repubblica Sen. Sergio Mattarella, ad oggi rimasto senza riscontro, rappresentano quanto segue. Il Maresciallo Carlo Chiariglione vanta quasi trent’anni di commendevole servizio sempre valutato eccellente, parte del quale prestato nelle Forze Speciali dei “Ranger”.

Negli ultimi 10 anni sta vivendo una serie di ritorsioni per aver denunciato irregolarità riscontrate in servizio da parte di alcuni vertici, tra cui vessazioni, ritorsioni, mobbing, ISTIGAZIONE AL SUICIDO nei confronti del personale e danni erariali. Carlo Chiariglione ha subito un accanimento giudiziario, fino ad oggi con sentenze di assoluzione, inoltre:

– un trasferimento dal tenore “punitivo” da Roma a Cuneo;

– diversi tentativi di abbassamento delle note caratteristiche, falliti a seguito di azioni formali e ricorsi;

– demansionamento;

– isolamento e denigrazione attraverso denunce rilevatesi del tutto inconsistenti;

– varie azioni disciplinari di corpo impugnate e vinte a pieno titolo;

– tre procedimenti disciplinari di Stato di cui uno con sospensione dal servizio per 12 mesi ( sub iudice), uno la perdita del grado e il congedo (annullato dal T.A.R. del Piemonte il 10.10.2022), un terzo sospeso per intervenuto congedo;

– decine di segnalazioni alle Procure militari, tutte archiviate;

– sette procedimenti penali presso Tribunali Militari e Ordinari, di cui sei già conclusi con assoluzioni piene e uno ancora in itinere presso la Procura militare di Verona (esaustivamente rappresentato al seguente link: https://www.assomilitari.it/breve-storia-triste/ ).

L’apertura e la conduzione di detti procedimenti, come anche le asserite indagini svolti, sono state affidate a soggetti precedentemente segnalati dal M.llo Chiariglione con formali relazioni e denunce, oppure a soggetti a questi vicini o subordinati, quindi con evidente e insanabile conflitto di interessi.

Le denunce di irregolarità del M.llo Chiariglione non sono mai state sconfessate, nè dai destinatari delle stesse, nè dai soggetti ritenuti responsabili.

Curiosamente non è mai stato controdenunciato per calunnia dai soggetti che indicava responsabili di gravi mancanze/irregolarità. Come si evince dalla lettura di tutti i fascicoli penali e disciplinari prodotti contro Chiariglione, le azioni disciplinari e penali che ha subito, si sono basate su “indagini” e “vagli”, che per come svolte apparirebbero in realtà mai eseguiti. La natura diffamatoria e calunniosa di tutte le accuse mosse da vari Comandanti verso il M.llo Chiariglione, col fine di mettere a tacere la voce scomoda di Assomilitari e del suo Presidente, è confermata dalla conclusione di tutti i procedimenti con assoluzione per Chiariglione. Tale accanimento giudiziario, con evidenti casi di conflitto d’interessi e/o assenza d’indagini, oltre a procurare all’Istituzione da Lei presieduta un ingente danno erariale, rappresentano una chiara lesione della funzionalità, della dignità e dell’onore della Stessa e di tutti i militari Italiani che Lei ha l’onore di rappresentare. Da sottolineare, che tale azione diffamatoria patita dal M.llo Chiariglione è anche stata amplificata dalla grave irregolarità tollerata dal Ministero della Difesa.

Infatti i decreti sanzionatori riferiti ad Assomilitari e al Presidente M.llo Chiariglione, dai contenuti rivelatisi infondati, sono stati divulgati e pubblicati sui social media prima del formale inoltro agli interessati.

Le scriventi sigle sindacali militari hanno rilevato negli anni, che quanto vissuto dal M.llo Chiariglione non sia un esempio isolato, ma purtroppo un caso tra tanti, che non hanno avuto la stessa visibilità (del caso Chiariglione si è occupato di recente anche Il Fatto Quotidiano, richiamandolo in prima pagina).

E’ evidente che le azioni vessatorie e ritorsive poste in essere da alcuni Comandanti, per gravità e ripetitività possono risultare anche evidenti motivi predisponenti e precipitanti i suicidi tra il personale in servizio.

Per questo abbiamo sempre combattuto e denunciato tali comportamenti vessatori, ritorsivi e incostituzionali. Un sistema che appare chiaro mezzo usato al solo fine di mascherare le proprie responsabilità, a discapito di coloro i quali, innanzi alle ingiustizie, decidono di non voltare la testa.

Si è preferito attaccare i denuncianti anziché disporre le dovute indagini sulle questioni da questi poste. Signor Ministro, Lei si è sempre dichiarato vicino al personale in uniforme e con grande senso istituzionale ha dichiarato di voler intervenire attivamente e con fermezza per evitare che situazioni simili, che potrebbero indurre al suicidio di chi le subisce, possano nuovamente macchiare di sangue le nostre divise.

Il suicidio è argomento delicato causato sicuramente da concause, ma spesso avviene in reparti dove la linea di Comando pone in essere atteggiamenti irregolari e fortemente stressogeni. In questi casi un immediato intervento potrebbe evitare l’epilogo più drammatico. Signor Ministro, Lei come Istituzione possiede gli strumenti per poter vagliare ed intervenire su quanto descritto in riferimento al M.llo Chiariglione, sanando, se riscontrate, tali gravissime e inquietanti irregolarità, ed agendo con fermezza sui rei. Sarebbe questo un grande segnale tangibile di tutela del personale, quindi rassicurazione per tutti gli uomini e le donne in uniforme.

Le sottoscritte sigle sindacali militari, esprimono il proprio sostegno morale e sindacale al collega, per l’ingiusto accanimento subito, che sta superando solo grazie alla convinzione di essere nel giusto.

Roma 10 novembre 2022