SINDACATO ITALIANO AUTONOMO MILITARE ORGANIZZATO
CASSA GRADUATI. PARTE IL RICORSO DEL SIAMO ESERCITO

CASSA GRADUATI. PARTE IL RICORSO DEL SIAMO ESERCITO

IL SIAMO DICE NO ALLA CASSA GRADUATI!

Roma, 16.01.23 – La legge di bilancio recentemente approvata dal Parlamento ha inserito una modifica importante per le Casse di previdenza delle Forze armate.

In particolare, è stato introdotto l’obbligo per i Graduati dell’Esercito Italiano, della Marina militare e dell’Aereonautica militare di iscrizione alla Cassa a far data dal giorno 1 gennaio 2023.

Questa misura è realizzata solo al fine mettere in sicurezza un sistema, ovvero le “Casse di previdenza delle Forze armate”, in profonda crisi finanziaria e patrimoniale da anni, così come ammesso dallo Stato Maggiore della Difesa e dal Governo, che ha relazionato sulla legge di bilancio in Parlamento.

A partire dal 2020, il S.I.A.M.O. Esercito (Sindacato Italiano Autonomo Militare Organizzato Esercito) aveva al riguardo già evidenziato alcune importanti criticità, relazionando nel corso degli anni ai vertici militari, a quelli politici ed ai rappresentanti parlamentari delle varie forze politiche.

Da un punto di vista meramente storico, la Cassa di previdenza nasce nella metà del secolo scorso per la categoria degli Ufficiali (Esercito 1930, Marina 1934 e Aeronautica 1937) e poi anche dei Sottufficiali per consentire loro di avere un “premio” in denaro che si affiancasse alla liquidazione a fine carriera, per mantenere il tenore di vita e lo status sociale della categoria, reversibile alla vedova o agli eredi. Non esistevano all’epoca forme di previdenza complementari, come quelle introdotte negli ultimi decenni, con le modifiche al sistema previdenziale e con il passaggio dal sistema retributivo al contributivo per la maggioranza dei lavoratori. Parliamo quindi dello strumento nato in un’epoca passata, dalle caratteristiche completamente diverse dalle necessità e possibilità di investimento attuali. Inoltre, bisogna sottolineare che le entrate principali della Cassa sono costituite dai contributi posti a carico dei militari interessati, senza nessun apporto finanziario esterno, nemmeno dal Ministero della Difesa.
E’ facilmente intuibile quindi il motivo per cui il S.I.A.M.O. Esercito sia stato da subito contrario all’introduzione obbligatoria per legge della Cassa Graduati: “Non lo riteniamo uno strumento adeguato alla categoria! Crediamo fermamente che il sistema Casse previdenziali sia da rifondare di comune accordo con le parti sociali e che ogni cambiamento significativamente incisivo sulla retribuzione del personale militare debba essere concordato con gli stessi lavoratori militari!

Al fine di comprendere compiutamente quanto di dannoso e svantaggioso sta per accadere alla categoria dei Graduati, anche e soprattutto in termini economici, vi chiediamo di porre la vostra attenzione ai seguenti tre semplici punti:

I PUNTO  – DANNO ECONOMICO

Dal 1° gennaio 2023 tutti i Graduati dell’Esercito Italiano saranno assoggettati a una ritenuta del 2% sull’80% dello stipendio annuo, comprensivo di tredicesima. La legge di bilancio del 29 dicembre 2022 prevede che sono esentati dall’iscrizione al fondo i Graduati con meno di sei anni dal limite di età. La norma in realtà ricalca la previsione delle altre categorie, tralasciando il fatto che non risulta che ci siano in servizio Graduati a meno di sei anni dal limite d’età. Ai Graduati iscritti da almeno sei anni alla Cassa, che cessano dal servizio con diritto a pensione, è dovuta un’indennità supplementare liquidata in base all’aliquota del 2% dell’ultimo stipendio annuo lordo, comprensivo della tredicesima mensilità, considerato in ragione 80%, per quanti sono gli anni di iscrizione al fondo.

Detto in modo molto più semplice, si versa ogni mese una cifra variabile in base allo stipendio, nella media circa 25-30 €, per un prelievo totale quindi che potrebbe arrivare e superare 390 € all’anno, per ottenere a fine carriera una somma, dal valore economico simile a quanto versato durante gli anni, o poco di più. Infatti, prendendo come base di calcolo un Graduato di media anzianità a dieci anni dal congedo, questi verserà in base al 2% calcolato su circa 1.800 €, per avere una indennità calcolata in base al 2% dello stipendio finale, poco più alto di 1.900 € dopo una decina di anni. Logicamente, queste cifre sono un mero esempio, che sarà dimostrato e dettagliato in tribunale con delle tabelle specifiche, ma che serve solo ad affermare che la categoria dei Graduati non ha un miglioramento stipendiale negli anni, tale da rendere profittevole questo sistema di calcolo: “Si versa ogni anno un ammontare, per avere a fine periodo pochissimo di più della somma dell’ammontare versato”.

Allora perché fino ad oggi gli Ufficiali e i Sottufficiali hanno continuato a versare alla Cassa senza lamentarsi? Semplicemente perché gli Ufficiali hanno una decisa progressione economica, quindi versano negli anni cifre sicuramente più basse di quello che prenderanno a fine carriera, con la base stipendiale molto più alta di inizio carriera. In particolare, per questa categoria, si spiega perché dalla prima previsione degli anni Trenta del Novecento di un prelievo pari all’1%, si è arrivati a fine 2022 al prelievo sullo stipendio degli Ufficiali pari al 4% dell’80% dello stipendio annuo comprensivo di tredicesima, per avere a fine carriera il calcolo dell’indennità pari al 2% dell’80% dello stipendio. Nonostante la disparità dell’aliquota tra versamento e riscossione, non ci sono lamentele perché l’indennità finale è sicuramente di tutto rispetto. Nel caso dei Sottufficiali, la progressione economica è sicuramente minore, ma rimane comunque vantaggiosa e costituisce per la categoria una forma di risparmio forzato che porta a una profonda soddisfazione all’atto del congedo, quando si riceve una sorta di mini-liquidazione.

“Quanto sopra descritto non è però vantaggiosamente applicabile alla categoria dei Graduati, che ha una progressione economica di tipo piatto, poco più alta dell’indice di inflazione!”

Quali sono allora le criticità che hanno portato a questa modifica storica delle Casse di previdenza, con l’inserimento della categoria dei Graduati? La criticità più evidente, segnalata dalle relazioni al Parlamento del consiglio di amministrazione della Cassa, dalla Corte dei conti, dagli Stati Maggiori e dallo stesso Governo nella relazione tecnica alla legge di bilancio 2023 è di tipo finanziario: il flusso delle entrate non garantisce il pagamento delle indennità supplementari a chi va in congedo, nonostante l’aumento delle aliquote di contribuzione. Questo avviene perché negli anni l’alimentazione del personale è diminuita drasticamente con il modello professionale delle Forze armate: 40 anni fa i corsi normali dell’Accademia militare avevano più di 300 allievi, così come i corsi normali dei Sottufficiali avevano centinaia e centinaia di allievi.
Oggi, ogni anno vengono arruolati non più di 120- 130 allievi in Accademia militare e poco di più presso la scuola Marescialli dell’Esercito. Ciò comporta, ad esempio nella categoria Ufficiali, che i contributi in entrata sono pagati ogni anno da nuovi 120 iscritti, con uno stipendio sicuramente ancora basso, per pagare l’indennità supplementare in uscita a circa 300 Ufficiali che si congedano. Visto che l’unica forma di finanziamento ammessa dalla Cassa è l’investimento in titoli di Stato, si capisce che l’intero sistema necessita di un flusso finanziario in entrata:

Cosa può esserci di meglio di un grande numero di Graduati che paga contributi per 10 anni senza nessuna uscita verso il pensionamento, dato che i primi graduati andranno in pensione non prima di 10 anni?

Qualcuno potrà obiettare che è vero che la Cassa di previdenza delle Forze armate ha un unico consiglio di amministrazione, ma che dalla riforma di inizio degli anni 2000 ogni categoria ha autonomia gestionale e patrimoniale. Questa risposta non può nascondere il fatto che solo formalmente ogni categoria è autonoma, ma è il sistema Cassa nel suo complesso che necessita di un flusso finanziario potente in entrata per i prossimi anni. Se poi non si riesce a sanare, fra 10 anni qualcun altro darà una risposta ai Graduati che chiedono di poter andar via con un’indennità supplementare più dignitosa e certa.

II PUNTO – ILLECITO GIURIDICO

In merito al secondo aspetto, quello della base giuridica del ricorso, possiamo dire che riteniamo “non rispondente a norme di legge una trattenuta obbligatoria sullo stipendio da parte del datore di lavoro, senza l’assenso di chi con quella busta paga deve poter condurre una vita dignitosa per sé e per i suoi cari, già nel presente e non solo nel futuro remoto, libero di utilizzare le risorse economiche a sua disposizione come meglio crede”. Inoltre, alla luce delle cambiate regole sulla previdenza, riteniamo che un prelievo forzoso sulla busta paga per contributi non obbligatori debba necessariamente prevedere un contributo almeno similare da parte del datore di lavoro, come avviene per tanti fondi previdenziali, anche nel pubblico impiego, come ad esempio per insegnanti nelle scuole. Per questo, abbiamo promosso un ricorso con un primario studio legale di Roma, allo scopo di diffidare prima il datore di lavoro dall’iscrivere obbligatoriamente alla Cassa dei Graduati con conseguente prelievo mensile, per poi presentare ricorso al competente TAR del Lazio nel caso molto probabile di un prelievo coattivo sulla busta paga, nonostante la diffida. Il ricorso è riservato agli iscritti al S.I.A.M.O. Esercito con un costo convenzionato pari a 50 € ad personam, che coprirà tutti i costi del ricorso, fino all’ultimo grado di giudizio. Per ottenere un costo così basso e vantaggioso, sarà necessario però raggiungere il numero minimo di 500 ricorrenti entro la fine di febbraio, quando vedremo sulle buste paga le prime trattenute stipendiali. Raggiunta la soglia minima dei ricorrenti, il ricorso partirà immediatamente, quindi, il consiglio è di non aspettare ad iscriversi al S.I.A.M.O. Esercito e aderire al ricorso. Bisogna sottolineare che le somme trattenute dal datore di lavoro, nel caso auspicabile e probabile di una vittoria di tutti noi in giudizio, dovranno essere restituite per intero, con l’aggiunta degli interessi.

III PUNTO – Il S.I.A.M.O. UNICA VOCE CONTRO L’ISTITUZIONE COERCITIVA DELLA CASSA GRADUATI

L’unica voce che si è levata negli ultimi due anni contro l’istituzione coercitiva e coattiva della Cassa Graduati è quella del S.I.A.M.O. Esercito. I rappresentanti delle altre categorie non sono interessati al tema, anzi hanno concordato con gli Stati Maggiori di F.A. su questa legge per mettere in sicurezza le Casse e le indennità supplementari per Ufficiali e Sottufficiali. Inoltre, molti rappresentanti sindacali che hanno parlato a favore dell’istituzione della Cassa Graduati, siedono anche al tavolo del COCER a Roma e, per quanto ci è dato sapere, nel corso dello scorso anno e del precedente, in più occasioni hanno votato a favore di questa legge, quindi non possono “rinegoziare” un voto espresso a Roma con un cappello diverso in testa, magari pensando a un posto in consiglio di amministrazione o alla proroga per la rappresentanza militare, che peraltro doveva essere chiusa con l’istituzione ed il riconoscimento ufficiale dei sindacati militari per mezzo di una sentenza della Corte costituzionale nel 2018.
Al riguardo constatiamo, con non poco rammarico, che i voti a favore della modifica alle Casse previdenziali da parte del COCER, con l’introduzione della Cassa Graduati, non risulta siano stati comunicati in alcun modo al personale militare, mentre per molto meno si è verificato un proliferare di comunicati stampa ed un divulgare d’informazioni di ogni genere e tipo sulle diverse piattaforme social.

Con ritrosia guardiamo in casa altrui, ma siamo sin d’ora certi che coloro i quali si sono impegnati con gli Stati Maggiori delle diverse Forze Armate utilizzeranno ogni argomento per sminuire le nostre pragmatiche riflessioni a favore della categoria dei Graduati.
Consentiteci ancora un’ultima chiarificatrice considerazione in risposta ad alcuni argomenti, presentati in più sedi, che hanno evidenziato che “la Cassa Graduati può essere vantaggiosa perché potrebbe erogare sussidi e finanziarie prestiti a tassi agevolati”.
Rammentiamo a tutti che “la stessa previsione era prevista nelle leggi degli anni Trenta del secolo scorso, ma che oggi i sussidi possono essere erogati solo da una fonte per lo stesso motivo e ci sono molti strumenti di tutela già presenti all’interno della nostra amministrazione militare. Per quanto riguarda i prestiti, una circolare del 2011 mai abrogata prevede che l’erogazione dei prestiti sia sospesa e non possa avvenire a meno di situazione patrimoniale della Cassa in positivo. Secondo voi, se le Casse fossero così piene da poter erogare prestiti, avrebbero allargato uno strumento vantaggioso ai Graduati dopo quasi un secolo?

#SIAMOEsercito
#Latuasceltalanostraforza

#SIAMOsemprealtuofianco

IL DIRETTIVO NAZIONALE
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